Sport di Massa.
Dizionario storia moderna e contemporanea SPORT DI MASSA Insieme delle attività agonistiche praticate e seguite come spettacolo da milioni di persone in gran parte del mondo. Il termine sport sembra verosimilmente derivare dal francese medievale desport che i dizionari storici traducono generalmente con divertimento e dal quale deriva anche l'italiano diporto. Con varie sfumature di significato il vocabolo si ritrova sia nella lingua inglese che in quella francese dell'età moderna a designare la caccia, e solo nell'Ottocento cominciò a essere usato con un significato prossimo a quello attuale. Il fenomeno sportivo modernamente inteso nacque comunque nell'Inghilterra vittoriana del XIX secolo, quando assunsero forme e regole il calcio, il rugby, l'atletica, il nuoto, l'ippica, il pugilato. Gli sport formalizzati dagli inglesi non erano nuove invenzioni ma piuttosto riscritture di pratiche preesistenti, con le quali gli inglesi infusero allo sport una rigida regolamentazione e soprattutto un nuovo spirito in sintonia con la cultura dell'età industriale. I giochi dell'età moderna erano caratterizzati da indeterminatezza delle regole, assenza di spazi regolamentari, durata illimitata delle competizioni. Quelli dell'età contemporanea non furono solo per la prima volta codificati, ma espressero un compiuto disegno pedagogico. UN PROGETTO EDUCATIVO. Furono infatti presidi e direttori di college a regolamentare l'attività sportiva con l'intento di farne un veicolo di moralità e di educazione: l'ideologia del gentleman amateur, alla base dell'attività sportiva dei college, si configurò come una proposta educativa che alcuni storici contemporanei hanno considerato di portata non inferiore alla Riforma protestante. Proprio la marcata impronta educativa dello sport ne favorì l'espansione in Europa. In Francia il diplomatico Pierre de Coubertin (1863-1937) divenne uno strenuo propagandista del modello sportivo britannico poiché lo riteneva in grado di infondere elementi educativi in sintonia con la modernità della cultura industriale. Per questo si fece promotore delle olimpiadi, la cui prima edizione si svolse ad Atene nel 1896, con l'intento di universalizzare il modello sportivo britannico. Nel suo moto di espansione nel continente europeo e in quello americano lo sport non trovò però solo entusiasti imitatori o propagandisti come de Coubertin; in America fu ritenuto una delle più compiute espressioni dello spirito di intraprendenza e del gusto del rischio degli uomini della frontiera. Dai primi decenni del Novecento esso si affermò come uno dei fenomeni più caratteristici della società di massa nei paesi industrializzati. L'urbanesimo e, soprattutto, intorno agli anni venti la conquista delle otto ore di lavoro, trasformarono lo sport da loisir socialmente elitario in fenomeno di larga partecipazione popolare. SPORT E POLITICA. In questa metamorfosi partiti politici e movimenti ideali ne intuirono le potenzialità aggreganti. Socialisti, cattolici, nazionalisti promossero lo sport nei vari paesi europei con fini scopertamente di proselitismo. Il rapporto tra sport e politica acquistò una forma organica soprattutto nell'esperienza italiana del fascismo, che elevò l'attività sportiva a strumento di aggregazione delle masse popolari. Organismi come l'italiana e fascista Opera nazionale dopolavoro familiarizzarono gli strati popolari alle pratiche del tempo libero in misura precedentemente sconosciuta; nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione fisica e l'attività sportiva divennero mezzi di attivazione degli strati giovanili e di coinvolgimento negli obiettivi del regime. La capillare organizzazione di base promossa dal regime non tardò a dare i suoi frutti sul piano dei successi sportivi: alle olimpiadi di Los Angeles, nel 1932, gli atleti azzurri terminarono al secondo posto nella classifica per nazioni, preceduti solo dagli atleti degli Stati Uniti. L'Italia colse anche ragguardevoli successi negli anni venti e trenta in alcune discipline particolari, come nel ciclismo grazie alle affermazioni di grandi campioni (Costante Girardengo, Alfredo Binda, Learco Guerra e Gino Bartali) e nella boxe, dove Primo Carnera conquistò nel 1933 il titolo mondiale dei pesi massimi. Tra la fine degli anni venti e l'inizio dei trenta il regime fascista agevolò o promosse la costruzione di un cospicuo numero di stadi: da quello di Bologna, patrocinato dal ras locale Leandro Arpinati, a quello di Firenze progettato da Pier Luigi Nervi, al Benito Mussolini di Torino, al Foro Mussolini di Roma, a numerosi altri in grandi e piccole città della provincia italiana. L'Italia calcistica negli anni trenta divenne massima protagonista mondiale grazie alle due vittorie consecutive nel campionato del mondo (1934 e 1938) e alla conquista dell'oro olimpico a Berlino nel 1936. L'organizzazione sportiva del regime fascista ebbe imitatori anche in altri regimi dittatoriali degli anni trenta, a cominciare dalla Germania hitleriana che elevò lo sport a strumento di affermazione della superiorità della razza tedesca e soprattutto ne fece, attraverso le olimpiadi di Berlino del 1936, un mezzo per propagandare sul piano internazionale l'efficienza e la modernità del Terzo Reich. Finanziata, per la prima volta nella storia olimpica, col concorso dello stato e accompagnata da uno straordinario sforzo organizzativo e scenografico, l'olimpiade berlinese si trasformò in un'occasione di grande risonanza internazionale per il regime hitleriano. Dopo la Seconda guerra mondiale fu l'Unione sovietica ad affidare alle vittorie dei suoi atleti il compito di dimostrare la superiorità fisica e morale del modello comunista sul mondo occidentale. Avviata dal regime staliniano attorno alla metà degli anni trenta, la politica sportiva dell'Unione sovietica, concepita come strumento di affermazione della supremazia morale e materiale del comunismo, iniziò il suo confronto con lo sport capitalistico a cominciare dalle Olimpiadi di Helsinki del 1952, nelle quali gli atleti sovietici si piazzarono al secondo posto nella classifica per nazioni preceduti solo dagli Stati Uniti, superati già quattro anni dopo a Melbourne. SPORT E SPETTACOLO. Nel dopoguerra il modello sportivo dell'Unione sovietica costituì un esempio per gran parte dei paesi del blocco comunista. Nella Repubblica democratica tedesca la pianificazione sportiva fu condotta in maniera sistematica e scientifica: sorsero centri specialistici, come l'Università dello sport di Lipsia, di sperimentazione e applicazione per la costruzione di quell'atleta "macchina" che era in qualche modo la conseguenza dell'uso scopertamente ideologico dello sport da parte dei regimi comunisti. Negli anni ottanta, prima ancora che con il crollo del muro di Berlino fosse superato il confronto tra il modello sportivo del mondo occidentale e quello comunista, aveva prevalso anche nello sport la logica del libero mercato, trasformandolo in un colossale affare. L'avvento della televisione, le logiche di mercato promosse dall'industria sportiva, la presenza sempre più massiccia degli sponsor configurano oggi lo sport come uno dei più caratteristici consumi della società di massa. Se l'utilizzo ideologico e propagandistico dello sport sopravvive in alcuni stati africani o asiatici nei quali l'affermazione sportiva è considerata ancora un momento di affermazione e prestigio dell'identità nazionale, quasi ovunque nei paesi industrializzati esso si è piegato alle ragioni e allo spirito d'impresa. Negli Stati Uniti lo sport muoveva, nei primi anni novanta, un indotto pari all'1 per cento dell'intero prodotto nazionale lordo americano. I guadagni nel baseball, nella pallacanestro, nel football, nell'automobilismo, respingevano nello spazio dell'eufemismo retorico il principio del dilettantismo, valore sacro dell'olimpismo decoubertiniano, mentre le multinazionali dello sport gestivano ormai l'immagine e gli interessi dei grandi campioni del tennis, dello sci o del basket con un internazionalistico spirito d'impresa, trasformando in un superato e romantico ricordo l'orgoglio nazionalistico dei campioni sportivi delle origini. S. Pivato Guadagnare navigando! Acquisti prodotti e servizi. Guadagnare acquistando online. Bibliografia G.L. Mosse, La nazionalizzazione delle masse. Simbolismo politico e movimenti di massa in Germania (1815-1933), Il Mulino, Bologna 1975; J.M. Hoberman, Politica e sport. Il corpo nelle ideologie politiche dell'800 e del 900, Il Mulino, Bologna 1988; R.D. Mandell, Storia culturale dello sport, Laterza, Roma-Bari 1989. Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z Dizionario faunistico df1 df2 df3 df4 df5 df6 df7 df8 df9 Dizionario di botanica a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z |
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